“Muovere le acque”: arte, architettura, orto terapia.

Milano vive una trasformazione urbana epocale, per prepararsi ad accogliere i milioni di turisti che visiteranno EXPO 2015. La recente trasformazione dello skyline milanese finalmente smuove il torpore di una città  in notevole ritardo rispetto allo sviluppo urbano che ha interessato le metropoli nel nuovo millennio. MUOVERE LE ACQUE è
un evento articolato in tre sezioni: arte, architettura, con una mostra a tema inedita sull’architetto milanese Giulio Minoletti, e un progetto di orto-terapia.

Il titolo della mostra prende spunto dalla recente trasformazione della città ed è articolato all’interno delle sezioni tematiche sia in senso letterale, con interventi creativi ispirati ai temi dell’acqua e del verde urbano oggi al centro dei dibattiti sul futuro della città , che in senso metaforico come tensione verso il cambiamento. Inoltre, nel pensare al titolo della mostra, l’espressione “muovere le acque” è stata qui interpretata come atteggiamento positivo e propositivo che coinvolge la collettività .

Arte

Acqua e verde sono il filo rosso che unisce opere caratterizzate da modalità di pensiero e d’intervento molteplici, ma con punti d’intersezione facilmente individuabili. In mostra sono Asterisma, l’Associazione di Urban Knitting sul Filo dell’Arte, Dies (Fabio Volpi), Ylbert Durishti, Gianfranco Farioli, Marta Fumagalli con Riccardo Pirovano, Kazumi Kurihara, Isabella Mara, il collettivo SBAGLIATO, Grace Zanotto.

Gran parte degli artisti invitati ad esporre si muovono nell’ambito dell’arte pubblica e partecipativa. Le opere concepite per “MUOVERE LE ACQUE” sono installazioni site-specific che dialogano con i temi proposti interagendo con l’architettura o relazionandosi con lo spazio attraverso  l’uso creativo di materiali recuperati dalla Hall.

La scelta è ricaduta sul genere dell’installazione perché si presta all’interazione con il pubblico.

Ad esempio, le opere di Dies, Ylbert Durishti, Marta Fumagalli con Riccardo Pirovano, Isabella Mara, si pongono come ambienti che interagiscono con lo spettatore. Nell’esposizione, ispirata dalla trasformazione della città, non potevano mancare forme di street-art, arte urbana per antonomasia, con la partecipazione del collettivo romano SBAGLIATO e dell’Associazione Sul Filo dell’Arte. Gli street artists invitati a partecipare aderiscono ad una comunicazione lontana dai sentimenti di rabbia e alienazione di alcuni fenomeni di graffitismo, ma che si pone in diretto contatto con il pubblico con una carica propositiva. Entrambe gli interventi di Street Art si rapportano con il verde urbano. L’installazione di Grace Zanotto si confronta con il passato agricolo della zona dove ora sorge il cantiere EXPO, mentre Kazumi Kurihara e Gianfranco Farioli propongono una lettura introspettiva e concettuale del tema dell’acqua, interpretando il titolo della mostra in senso metaforico e poetico.

Arte

Acqua e verde sono il filo rosso che unisce opere caratterizzate da modalità di pensiero e d’intervento molteplici, ma con punti d’intersezione facilmente individuabili. In mostra sono Asterisma, l’Associazione di Urban Knitting sul Filo dell’Arte, Dies (Fabio Volpi), Ylbert Durishti, Gianfranco Farioli, Marta Fumagalli con Riccardo Pirovano, Kazumi Kurihara, Isabella Mara, il collettivo SBAGLIATO, Grace Zanotto.

Gran parte degli artisti invitati ad esporre si muovono nell’ambito dell’arte pubblica e partecipativa. Le opere concepite per “MUOVERE LE ACQUE” sono installazioni site-specific che dialogano con i temi proposti interagendo con l’architettura o relazionandosi con lo spazio attraverso  l’uso creativo di materiali recuperati dalla Hall.

La scelta è ricaduta sul genere dell’installazione perché si presta all’interazione con il pubblico.

Ad esempio, le opere di Dies, Ylbert Durishti, Marta Fumagalli con Riccardo Pirovano, Isabella Mara, si pongono come ambienti che interagiscono con lo spettatore. Nell’esposizione, ispirata dalla trasformazione della città, non potevano mancare forme di street-art, arte urbana per antonomasia, con la partecipazione del collettivo romano SBAGLIATO e dell’Associazione Sul Filo dell’Arte. Gli street artists invitati a partecipare aderiscono ad una comunicazione lontana dai sentimenti di rabbia e alienazione di alcuni fenomeni di graffitismo, ma che si pone in diretto contatto con il pubblico con una carica propositiva. Entrambe gli interventi di Street Art si rapportano con il verde urbano. L’installazione di Grace Zanotto si confronta con il passato agricolo della zona dove ora sorge il cantiere EXPO, mentre Kazumi Kurihara e Gianfranco Farioli propongono una lettura introspettiva e concettuale del tema dell’acqua, interpretando il titolo della mostra in senso metaforico e poetico.

Zen City Garden

Ylbert Durishti

Direttamente ispirata alle forme della nuova architettura milanese e concepita per il giardino dello spazio espositivo,  Zen City Garden, installazione di Ylbert Durishti, immagina la città come giardino Zen.  Alla base della filosofia Zen c’è il silenzio, il Ku (il silenzio totale), che è la condizione originaria della natura umana: da questo concetto si muove il pensiero che porta all’installazione, un giardino di ghiaia con le tipiche righe disegnate da un rastrello e ridisegnate durante il corso della giornata dai passi dei visitatori. Nel giardino sono integrati acqua,  asparagi e dei compact-disc, elementi combinati in una forma simbolica che vuole rappresentare una archetipo architettonico puro,  ‘spinto’ dalla trasformazione tecnologica. L’installazione è partecipativa per l’interazione diretta delle persone con il giardino di ghiaia e si rivela anche come azione contemplativa di un paesaggio immaginario dove acqua, natura e tecnologia convivono armoniosamente.

Infrazione II

Marta Fumagalli con Riccardo Pirovano

Il lavoro monumentale di Marta Fumagalli e Riccardo Pirovano interpreta l’idea di “MUOVERE LE ACQUE”  in chiave metaforica come ‘cambiamento’, intaccando e movimentando l’architettura esterna ed il giardino della Hall. L’installazione sottolinea l’antinomia fra operare umano  e ambiente naturale attraverso una relazione dialettica fra diverse tipologie di materiale ligneo. Un gigantesco cubo è abbarbicato, in apparente equilibrio instabile, sul tetto della Hall. Dalle pareti del cubo, una struttura ‘abitabile’ costruita con assi di legno ad uso industriale, partono  fasci di rami che scendono verso il suolo, ‘attaccando’ scala e parete del capannone e avvolgendosi come tentacoli di una piovra in forme spiroidali  che contrastano con la geometria del cubo. Queste forme sinuose sprofondano nel terreno, per riemergere da un tombino ed espandersi conquistando una facciata, simboli della forza vitalistica della natura e della sua potenza invasiva.

Underwater

Dies (Fabio Volpi)

‘Underwater’, opera di Visual Mapping 3d realizzata da Fabio Volpi, in arte Dies, allarga ulteriormente lo spazio di fruizione  dell’opera. Interagendo con essa, propone ulteriori schemi interpretativi per l’ installazione in legno, attraverso un processo di rilevamento-rivelazione visiva luminosa. Il tema della mappatura è l’acqua e il suo assorbimento come linfa dal terreno. L’acqua viene visualizzata come traccia di luce che dal terreno risale le spirali di rami sino al cubo posto sulla copertura dell’edificio. La visione è accompagnata da suoni che partendo da un suono naturale, quello dell’acqua, rivelano un carattere digitale, vicino a un flusso numerico di informazioni.

WaterHouse

Isabella Mara

Contraddistinto da un approccio poetico al tema dell’acqua, ‘WaterHouse’ di Isabella Mara, è un ambiente-opera all’interno dello spazio espositivo, che attiva la memoria attraverso i sensi dell’ udito e dell’olfatto: il suono e l’odore del mare sono installati all’interno di una roulotte. In questa casa itinerante Isabella Mara associa due elementi fondamentali nella sua pratica artistica: il concetto di casa come luogo mentale,  insieme di sogni, pensieri ed esperienze che ci costituiscono, e quello di viaggio, come momento d’incontro e condivisione.

I luoghi che l’artista visita viaggiando diventano lo spunto per raccontare storie nelle quali la sua esperienza del luogo si fonde con i ricordi e le esperienze di chi lo abita. Su quest’onda di pensiero, WaterHouse è il luogo dove gli spettatori sono invitati a condividere una memoria artefatta attraverso la combinazione in un’unica sfera sensoriale del  profumo del mare, del suono dell’acqua e del calpestio della ghiaia sul pavimento, suggerendo che il ricordo condiviso, anche se fittizio, crea comunque degli spazi di aggregazione.

L’Air Sculpture® – l’odore – è realizzata dal Maestro Profumiere Christophe Laudamiel, di Dream Air, New York (USA). Il progetto è realizzato in collaborazione con Nicola Pozzani, Fragrance Lecturer presso la Kingston University, Londra, e  University of the Arts, Berna.

Cena dei Fiori

Kazumi Kurihara

L’opera di marca filosofica creata dall’artista giapponese Kazumi Kurihara, intitolata  “Cena dei Fiori”, è improntata ad un’estetica della leggerezza e dell’ineffabile che è tipica della sua cultura d’origine. Un tavolo è imbandito all’interno dello spazio espositivo con oggetti fragili ed eterei: una tovaglia, dei fiori, stoviglie e pietanze sono riprodotti in carta e stoffa con manualità raffinata.

L’artista si ispira  all’idea d’inganno percettivo creando una cena della finzione in cui l’immaginazione inganna il nostro sensibile. Ispirata dal bianco dello spazio, Kazumi sceglie un non colore per creare uno luogo di sospensione sognante: il colore bianco, inteso come vuoto, è per l’artista il significante dell’oblio, inscindibile dalla memoria.  Un oggetto familiare, un tavolo, legato alla quotidianità, si trasfigura trasformandosi in immagine onirica e poetica, e dove l’acqua è concettualizzata come alimento primario  e la visione come nutrimento per la mente. Il tema “MUOVERE LE ACQUE” è interpretato come lento scorrimento del tempo e della memoria, concetti centrali per l’artista, che concepisce il tempo d’esecuzione di un lavoro e la sua esecuzione meticolosa ed elaborata come parte integrante dell’opera.

Atlantide

Gianfranco Farioli

Un mare spumeggiante di pensieri si materializza in Atlantide, l’opera di Gianfranco Farioli  pensata per “MUOVERE LE ACQUE” e ispirata all’idea della memoria che emerge dal profondo della coscienza come un mare agitato. Nucleo concettuale della sua opera di poeta visivo è la parola scritta: il percorso artistico di Gianfranco Farioli si può descrivere come auto-narrazione. Nelle sue raffinate composizioni fotografa, fotocopia e traspone su tela emulsionata le pagine dei suoi diari e delle sue lettere personali, stratificando ed occultando il testo e trasformandolo in un campo misterioso di segni criptati con processi di sfasamento e sovrapposizione della grafia.

Nelle sue sculture, i “Cartocci” la trama fitta di parole assume corpo plastico, stampata su lastre di vinile colorate e poi accartocciate in forme morbide e sinuose, o aspre ed angolose, come fogli gettati in un cestino che con un velo d’ironia, fanno riferimento al concetto che la creatività artistica è sempre un processo tormentato. Per “MUOVERE LE ACQUE”, Farioli assembla trenta di queste sculture in un’installazione che intende riprodurre un vortice d’acqua.

Nuvola

Associazione sul Filo dell’Arte

Ad accogliere i visitatori è un intervento di Urban Knitting a cura dell’ Associazione Sul Filo dell’Arte, in tema con i contenuti dell’evento: l’albero dell’ingresso della Hall viene vestito di maglia mentre dai rami scende una nuvola di tricot dalla quale piovono gocce stilizzate.

Sul Filo dell’Arte è un’associazione nata da un gruppo di donne formatosi attorno a Corinna Farchi, artista appassionata di Street Art e maestra di Urban Knitting.

Fra le prime ad aderire all’associazione Elaena Farchi, Lia Necchi, Monique Hemsi e Maria Pia Marini. Il filo reale e metaforico che unisce il gruppo è la condivisione di una manualità antica per generare creatività attraverso interventi pubblici e non che hanno finalità sociali e culturali, ad esempio gli eventi di Guerrilla Knitting ricopertura in maglia di spazi ed oggetti pubblici per favorire la cura e la riappropriazione del bene comune.

Fototropismo

Sbagliato

Nel giardino, l’imponente intervento del collettivo romano Sbagliato, è un collage di posters che riproducono una veduta del parco romano di Villa Ada e trasformano in bosco il muro grigio che fa da sfondo all’orto terapeutico. Alla veduta creata per la Hall, è sovrapposta una griglia nera, come se il parco  fosse osservato da uno spazio interno, forse una serra.

Ad un primo colpo d’occhio il paesaggio appare come un’immagine continua, mentre osservandolo attentamente rivela una complessa costruzione dell’immagine che gioca sul binomio natura-artificio.  Il trio d’artisti del collettivo preferisce restare anonimo in favore della purezza del progetto anteposta all’identità personale. Le loro opere consistono in Poster colorati a grandezza naturale di elementi architettonici o naturali estrapolati ed inseriti in contesti sorprendenti.

Intervista al contadino

Grace Zanotto

Chiude la mostra un’installazione di Grace Zanotto, una video intervista che racconta il passato agricolo della zona dove sorge Hall Expostudio.
Protagonista del video realizzato dall’artista, è il contadino che fino al 2005 ha curato i campi che occupavano lo spazio dove ora ha sede il cantiere EXPO 2015. Installata nella casetta che ospitava gli attrezzi del  contadino nel giardino della Hall, insieme alle mappe dei campi che occupavano la zona, il video evidenzia, se pur con accenti poetici, le contraddizioni che caratterizzano i processi di rigenerazione urbana e i fenomeni culturali ad essa connessi.

Architettura

Architettura

Muovere le acque

Architetture di Giulio Minoletti

Muovere le acque è un motivo costante nell’opera di Giulio Minoletti. Fin dai primi progetti il tema dell’acqua ritorna con continuità, declinato in vari modi nell’ambito di un attività che va dai progetti a scala urbana all’architettura di edifici pubblici e privati, dal design all’allestimento di interni.

Da architetto, Minoletti considera questo elemento naturale un vero e proprio materiale da costruzione, un nodo centrale del progetto, un dato distributivo e un limite fisico e ideale dei suoi componenti. Nel tempo il rapporto con l’acqua diventa sempre più intimo e  necessario. L’acqua si presenta sotto forma di fontane, stretti canali, piscine, laghi, mare aperto. In ogni ambiente, urbano o rurale, lacustre o marino, Minoletti indaga e sperimenta le straordinarie potenzialità per il miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo, in una felice sintesi tra Natura e Artificio.

Questa mostra è un omaggio alla grande passione di Giulio Minoletti per questo elemento naturale, oggi sempre più prezioso, che seppe trasformare in un dato caratteristico dell’intero suo lavoro di architetto.

La mostra “Muovere le acque” sezione architettura è stata curata dagli architetti Maria Chiara Casolo (Milano), Maria Cristina Loi (Politecnico di Milano), Marco Prusicki  (Politecnico di Milano).

Sarà proiettato il video : Giulio Minoletti Architetto.

Intervista all’arch. Gianfranco Farioli

In mostra anche alcuni prototipi di mobili tratti da schizzi inediti di Giulio Minoletti, realizzati da Cristiana Minoletti e da Alessandra Alliata.

Si ringrazia: 

Archivio del Moderno – Accademia di architettura, Mendrisio

Università della Svizzera italiana

Fondazione e Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Milano.

I pannelli relativi alla biografia di Giulio Minoletti e al progetto della casa di Varenna appartengono alla mostra “Oltre un rettangolo di cielo. Interni milanesi di Giulio Minoletti”, curata da Maria Cristina Loi ed Elena Triunveri (Milano, aprile 2011).

Crediti fotografici:

Mendrisio, Archivio del Moderno, Fondo Giulio Minoletti

Fondo privato Giulio Minoletti

Associazione per le Arti Isa Marianecci

Progetto grafico:

Bruno Stucchi  Dinamo Milano

Orto Terapia

Orto Terapia

L’Hortus Conclusus, giardino nascosto e protetto da pareti,  è alla Hall uno spazio riportato a verde che vuole restituire  gli odori della terra, un piccolo habitat naturale ma lavorato dalla mano dell’uomo.

Hall Esxpostudio ha voluto impostare un piccolo angolo agricolo focalizzato sulla terapia, dove la persona possa  ritrovare il suo equilibrio attraverso il fare e il sostare : Healing Garden in miniatura ai confini di Expo, ma anche orto produttivo sebbene artigianale.

Un Hortus- giardino al suo inizio, nel rispetto della stagione e del luogo, fruibile attivamente o passivamente: basta esserci e ne fruiscono i sensi. Giovani piante di biancospino, cotoneaster, viburno e siepi di pitosforo cresceranno per regalare un momento di pausa ai volatili di passaggio.

I Bug Hotels ospitano farfalle e api solitarie con l’aiuto di Heliantus annuus, ortica, budleia, borragine, edera  e caprifoglio: nascondigli perfetti per gli insetti del territorio.

Coltivare attivamente  rafforza non solo il corpo, ma stimola aspetti cognitivi ed emotivi, trasformando l’individuo e creando spesso modelli di socializzazione differenti.

La cura del vivente spinge infatti ad entrare in sintonia con un essere vivo, che ha bisogno di cure.

In un ambiente semplice e non estraneo, ciascuno può sperimentare comportamenti piu’ sani in relazione alle capacità di problem solving, alla divisione di compiti in un gruppo, all’autostima, a tollerare l’imperfezione e alle realistiche aspettative della situazione.

La preparazione di una parcella, la semina, il trapianto, la conoscenza del terreno, la  concimazione, la rotazione delle coltivazioni, sviluppano aspetti cognitivi ed emotivi  come la programmazione, la precisione, la pazienza dei risultati, l’importanza del diverso per la stabilità e l’armonia di un piccolo ecosistema.

Per questo l’ortoterapia viene sempre piu’ utilizzata  anche in contesti di disagio fisico e mentale, in ospedali e carceri, per i casi di dipendenza e disturbi alimentari, in strutture di accoglienza per anziani e malati di alzheimer.

Il progetto di ORTO TERAPIA è a cura di Cristiana Minoletti con il contributo di AssiOrt, Associazione Italiana Ortoterapia.

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